venerdì 25 aprile 2008

Cesare Mori


Cesare Mori nacque a Pavia il 22 dicembre del 1871 e norì a Udine il 6 luglio del 1942.Fu prefetto e politico italiano in qualità di senatore.È passato alla storia col nome di Prefetto di Ferro.
Cominciò già a Trapani a condurre operazioni di repressione contro le associazioni mafiose da tempo ben radicate nel terriritorio siciliano.Di grande capacità investigativa e operativa Mori riportò una serie di successi in variegate operazioni che portarono all'arresto di vari esponenti malavitosi.Ciò portò il Procuratore Generale di Palermo ad affermare:

"Finalmente abbiamo a Trapani un uomo che non esita a colpire la mafia dovunque essa si alligni. Peccato, purtroppo, che vi siano sempre i cosiddetti "deputati della rapina" contro di lui... "


Nel gennaio del 1915 fu inviato a Firenze col grado di vice questore,ma fu un brevissimo soggiorno poichè lo Stato lo richiamò in Sicilia per avviare una maxi operazione contro il brigantaggio.In una sola notte,a Caltabellotta, effettuò 300 arresti,stanando i briganti con metodi poco ortodossi ma non comunque violenti.I risultati furono molto positivi.Al termine dell'operazione Mori,con grande senso del dovere e senza alcuna paura nel dire rispose ai giornali che intitolavano "Colpo mortale alla mafia":

"Costoro non hanno ancora capito che i briganti e la mafia sono due cose diverse. Noi abbiamo colpito i primi che, indubbiamente, rappresentano l'aspetto più vistoso della malvivenza siciliana, ma non il più pericoloso. Il vero colpo mortale alla mafia lo daremo quando ci sarà consentito di rastrellare non soltanto tra i fichi d'india, ma negli ambulacri delle prefetture, delle questure, dei grandi palazzi padronali e, perché no, di qualche ministero.."


Mori aveva capito.Prima ancora dei reati di strada,che sono i più evidenti,bisognava colpire i "colletti bianchi",la vera essenza della malavita organizzata, quella che occupava (e occupa) i posti che contanto,quella seduta nella stanza dei bottoni.Un insegnamento che vale tutt'oggi,dove i nemici principali sono visti come quelli della strada, che rappresentano sì una problematica, ma non tale da essere considerata primaria.
A testimonianza della sua onestà intellettuale e della sua fedeltà allo Stato italiano non ebbe paura a opporsi allo squadrismo fascista del 1922.
Mori fece fronte alle spedizioni punitive dei fascisti, inviando contro di loro plotoni della Regia Polizia, e fu per questo ampiamente contestato. Al tempo stesso paragonava i fascisti tali e quali ai "rossi",i comunisti:




A seguito di queste vicende Mori fu dispensato dal servizio e mandato in pensione nel 1922,risiedendo a Firenze con la moglie.L'allontanamento fu dovuto all'ascesa del fascismo che non perdonò al prefetto le azioni condotte contro le camicie nere.
L'allontanemento dalle sue funzioni di poliziotto durò però solamente un'anno.Nel 1924 fu richiamato in servizio dal ministro dell'Interno Federzoni
ed spedito come prefetto a Trapani ,dove rimase per un anno.

Dopo l'ottimo lavoro a Trapani, per volere di Mussolini,fu nominato prefetto di Palermo,con poteri straordinari su tutta l'isola, con l'incarico di debellare la presenza mafiosa con qualsiasi mezzo. Si insediò quindi a Palermo e vi rimase sino al 1929. Di seguito è pubblicata la direttiva:


"..vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi.."

Qui attuò una durissima repressione verso la malavita e la mafia, colpendo anche bande di briganti e signorotti locali.Nel 1926 compì quella che è probabilmente la sua più famosa azione, e cioè l'occupazione di Gangi, paese roccaforte di numerosi gruppi criminali. Con numerosi uomini dei Carabinieri e della Polizia perquisì il paese casa per casa, arrestando banditi, mafiosi e latitanti. I metodi attuati durante l'operazione furono molto duri e Mori non esitò ad usare donne e bambini come ostaggi per costringere i malavitosi ad arrendersi. Per via dellla durezza dei metodi utilizzati venne soprannominato il "Prefetto di Ferro".
Mori continuò la sua azione per tutto il biennio 1926-27. Nei tribunali le condanne cominciarono a essere durissime. Col passare del tempo le sue indagini cominciarono a svelare i rapporti esistenti tra mafiosi e uomini del vecchio Stato risorgimentale, ed entrò anche in conflitto con l'elemento di maggior spicco del nuovo fascismo palermitano,Alfredo Cucco,che riuscì a fare espellere dal partito, e quindi dalla vita pubblica, nel 1927. Nel 1929 Mori fu collocato a riposo per anzianità di servizio e il 16 giugno fu nominato senatore del Regno su proposta di Mussolini, mentre per tutta Italia la propaganda dichiarava orgogliosa che la mafia era stata sconfitta.

Ecco di seguito le tappe della strategia Moriana:


  • Cogliere un primo importante successo con un'operazione in grande stile per riaffermare l'Autorità dello Stato e dare un segnale forte (l'occupazione di Gangi).
  • Riottenere l'appoggio della popolazione impegnandola direttamente nella lotta alla mafia.
  • Creare un ambiente culturalmente ostile alla mafia, combattendo l'omertà e curando l'educazione dei giovani e stimolando la ribellione contro la mafia
  • Combattere la mafia nella consistenza patrimoniale e nella rete di interessi economici.
  • Ripristinare il normale funzionamento e sviluppo delle attività produttive della Sicilia
  • Condannare con pene severe e implacabili i criminali sconfiggendo il clima di impunità.
La politica del prefetto Mori portò a una drastica riduzione della criminalità in tutta la Sicilia.Basti pensare che nella sola Palermo gli omicidi scesero da 268 nel 1925 a 77 nel 1926, le rapine da 298 a 46, e anche altri crimini diminuirono drasticamente.
Di questi punti bisogna farne tesoro;la mafia tornò alla ribalta solamente perchè i vertici appoggiarono e facilitarono lo sbarco Americano in Sicilia occupando in seguito importanti postazioni di comando amministrativo.
Infine Mori,uomo scomodo come tanti,morì dimenticato dalle istituzioni ma il suo operato,al servizio della società civile non si potrà mai dimenticare,capace di stroncare le ali alla mafia e tenerla a bada per almeno dieci anni.Chissà cosa sarebbe oggi l'Italia se ai vertici avessimo avuto tanti Cesare Mori.....




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